giovedì 2 febbraio 2012

NEI FRAMMENTI

 

Le forme di Chimena Filippetti


Le forme di Chimena Filippetti si rivelano in una spontaneità di immaginazione nutrita di una forte sensibilità percettiva. La sua è un’analisi cognitiva volta alla ricerca di un frammento o di un’impronta della natura. Inevitabilmente, queste forme immaginate e pur così precise estraggono una presenza figurale che, profondamente, cerca di dialogare con lo spazio circostante in una sorta di analisi teatrale, fatta di astrazioni geometriche e di relazioni dinamiche.



 


Il frammento diventa il paradigma di una sintesi di stabilità che stimola la finitezza dell’uomo; si riappropria di una parte della natura, da cui è generato, e non si limita ad essere un mero spettacolo estetico, svelandosi come un processo di liberazione.
Ecco che i suoi Alberi diventano la cifra di una poetica di infiniti rimandi tra una proiezione mitico-rituale e  l’immaginazione che, riflettendo sulla materia non in termini di mimesi, le permettono di instaurare un dialogo continuamente aperto tra la memoria e lo spazio visivo. 




Chimena, dunque,  parte dal frammento di un albero, da una sua sola foglia. Ogni foglia, china su un lato, cresce ergendosi in alto, quasi a cercare di raggiungere il cielo. I lineamenti stilizzati permettono di coinvolgere le due immagini come in un legame senza fine tra forma e nascondimento, tra forma e capriccio, tra intrecci e ripetizioni, mentre la sua veste astratta trasforma la foglia, o l’albero, in una linea d’interiorità che scuote la dolcezza della superficie morbida permettendo ad ogni sguardo di percorrerla e di attraversarla in tutte le direzioni. 




La sua è una vocazione al teatrale che spinge la forma-scultura e la forma-pittura fuori dagli indugi dell’artificio per una ricerca più sentita, in cui la natura si vede involta  nei suoi geroglifici e le sue fronde diventano il commento della sua bellezza.



Antonio Locafaro

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