giovedì 2 febbraio 2012

Il Funicolo

 
Giovanni Mezzedimi
Il Funicolo

Sguardo


...e se mi soffermassi su ogni sguardo,
sulla vivezza trascorrente di quei colori
che trasfigurano l'improvviso cangiante?
Non basterebbe allora un inventario di rimandi...
il suo lento e cadenzato battito di ciglia
ci sorvola dilatandosi, dal basso verso l'alto,
per poi sospendersi in un istante di insospettata penetrazione
ed impressionante forza.
L'occhio scocca lo sguardo, si fa sorgente di altri sguardi,
brividi ed effluvio di una bellezza disarmante.
Ci cattura la luminosità degli orizzonti,
colpiti nelle ombre ed nei chiaroscuri;
fugge la dimensione dello steso vagare e si protende verso l'altrove...
Verso Dove!?
Ne rimango colpito e ricordo
"tutto sta nel viso, e nel viso gli occhi hanno un ruolo di primo piano"
...è il tuo sguardo?

Antonio Locafaro



 Video-proiezione di Giovanni Mezzedimi presentata venerdì 6 gennaio presso la Fortezza Medicea (Siena) in occasione di Circomondo Festival.



NEI FRAMMENTI

 

Le forme di Chimena Filippetti


Le forme di Chimena Filippetti si rivelano in una spontaneità di immaginazione nutrita di una forte sensibilità percettiva. La sua è un’analisi cognitiva volta alla ricerca di un frammento o di un’impronta della natura. Inevitabilmente, queste forme immaginate e pur così precise estraggono una presenza figurale che, profondamente, cerca di dialogare con lo spazio circostante in una sorta di analisi teatrale, fatta di astrazioni geometriche e di relazioni dinamiche.



 


Il frammento diventa il paradigma di una sintesi di stabilità che stimola la finitezza dell’uomo; si riappropria di una parte della natura, da cui è generato, e non si limita ad essere un mero spettacolo estetico, svelandosi come un processo di liberazione.
Ecco che i suoi Alberi diventano la cifra di una poetica di infiniti rimandi tra una proiezione mitico-rituale e  l’immaginazione che, riflettendo sulla materia non in termini di mimesi, le permettono di instaurare un dialogo continuamente aperto tra la memoria e lo spazio visivo. 




Chimena, dunque,  parte dal frammento di un albero, da una sua sola foglia. Ogni foglia, china su un lato, cresce ergendosi in alto, quasi a cercare di raggiungere il cielo. I lineamenti stilizzati permettono di coinvolgere le due immagini come in un legame senza fine tra forma e nascondimento, tra forma e capriccio, tra intrecci e ripetizioni, mentre la sua veste astratta trasforma la foglia, o l’albero, in una linea d’interiorità che scuote la dolcezza della superficie morbida permettendo ad ogni sguardo di percorrerla e di attraversarla in tutte le direzioni. 




La sua è una vocazione al teatrale che spinge la forma-scultura e la forma-pittura fuori dagli indugi dell’artificio per una ricerca più sentita, in cui la natura si vede involta  nei suoi geroglifici e le sue fronde diventano il commento della sua bellezza.



Antonio Locafaro